28 Ottobre 2020

L’economia circolare vola nei fondi di investimento

Nel portafoglio di Decalia Circular, pioniere del settore, i titoli di Caterpillar, Adidas, e Microsoft. Uniche aziende italiane Enel e Prysmian


Far bene all’ambiente fa bene ai profitti aziendali. Se ne sono accorti anche i fondi d’investimento che ora scommettono sulle società quotate che hanno imboccato la strada della transizione verso l’economia circolare. Nel mirino imprese come l’americana Caterpillar, famosa in tutto il mondo per le sue enormi ruspe. La stessa Caterpillar ora punta sulla “rifabbricazione” dei propri vecchi mezzi o di quelli di terzi, tra cui auto, camion e locomotive.

Un business dell’usato, quello di Caterpillar, che offre vantaggi per i clienti (prezzo più basso), per il business (costi minori) e per l’ambiente (meno rifiuti e riduzione dell’utilizzo di materia prima). Stessa musica per Adidas, il colosso tedesco delle calzature che ha lanciato la prima scarpa in plastica riciclata e che entro il 2024 intende convertire tutta la produzione al poliestere riciclato. Fino al punto di impegnarsi nell’ideazione di una scarpa che potrebbe essere riciclata all’infinito. E che dire della finlandese Neste Corporation che opera nel settore dei carburanti ottenuti da scarti di materiali organici e rifiuti di olio di cucina?

Queste tre aziende hanno rinunciato da tempo allo schema dell’economia lineare per cui si produce un oggetto, lo si utilizza e poi lo si butta. Aprendo invece le porte al modello dell’economia circolare che all’estrazione delle materie prime preferisce il riciclo, all’utilizzo dei carburanti fossili le energie rinnovabili, alla fabbricazione di un prodotto la sua rigenerazione. E applica al suo interno la filosofia giapponese del Kaizen: il miglioramento continuo.

Caterpillar, Adidas e Neste fanno parte del bouquet di titoli di Decalia Circular Economy, il primo fondo d’investimento tematico che ha puntato solo sull’economia circolare già nel maggio 2018. In seguito sono arrivati altri fondi specializzati tuttavia Decalia Circular, con 80 milioni di patrimonio gestito al 30 settembre e una performance del 10,46% nei primi 9 mesi dell’anno (contro l’1,70% dell’indice MSCI World che misura il risultato medio dei mercati azionari mondiali), grazie alla sua storia vanta un’esperienza unica nel settore. Il fondo è controllato da DECALIA Asset Management SIM che a sua volta fa capo al gruppo finanziario svizzero DECALIA Asset Management SA. Quest’ultimo ha come maggiori azionisti il fondatore Alfredo Piacentini e Rodolfo De Benedetti, presidente del gruppo Cir.

Come spiega Jürgen Mahler, responsabile commerciale dei fondi Decalia per l’Italia, la scelta delle aziende è l’elemento che fa la differenza anche per un fondo come Circular Economy. Si parte da un universo potenziale di 5.000 buone società quotate in Borsa sui principali mercati mondiali e attive nelle pratiche dell’economia circolare. Successivamente si fa un primo screening valutando le 600 imprese migliori dal punto di vista delle performance economiche e delle possibilità di crescita. A questo campione si applica un filtro di sostenibilità cioè l’indice ESG (Environmental, Social e Governance) per selezionare le compagnie che osservano regole stringenti per il rispetto dell’ambiente, la sfera sociale (niente lavoro minorile, riconoscimento dei diritti sindacali, attenzione alle comunità locali) e la governance aziendale.

La governance è un parametro più importante di quanto non si creda. E può avere indirettamente un peso notevole sulla sostenibilità di un’impresa e sui suoi conti. Un esempio di cattiva governance, ad esempio, l’hanno dato i vertici di Volkswagen falsificando le emissioni di carbonio delle loro vetture diesel e innescando così uno scandalo finanziario che finora è costato all’azienda circa 25 miliardi di dollari.

La severa applicazione del filtro ESG restringe l’universo dei titoli da cui attinge Decalia a un campione più ristretto di 150 aziende. Ed è fra queste ultime che il fondo sceglie i 40-70 titoli in cui investire. Ma attenzione: l’indice ESG, così come la stessa Decalia, nelle sue scelte, non si limita a valorizzare i primi della classe ma premia anche i “volenterosi”. Ovvero quelle imprese che si sono impegnate in modo credibile e costante sul fronte della sostenibilità e dell’economia circolare puntando a traguardi sempre più ambiziosi.

Ecco spiegato il caso delle uniche due aziende italiane su cui Decalia Circular ha investito cioè Enel e Prysmian (l’ex Pirelli Cavi). A prima vista, infatti, Enel con le sue quattro centrali a carbone di Fusina, La Spezia, Civitavecchia e Brindisi non sembrerebbe un campione dell’economia circolare. Eppure ESG ha riconosciuto al leader italiano del settore elettrico la tripla A, ovvero il rating più alto.

Il team di Decalia ha apprezzato da una parte la scelta di Enel che dismetterà le quattro centrali a carbone entro il 2025. E dall’altra l’impegno della società nell’economia circolare e nel passaggio alle rinnovabili. Lo conferma nel 2017 il lancio da parte di Enel dell’Alleanza per l’Economia Circolare che ha coinvolto 17 aziende da Novamont a Salvatore Ferragamo, da Intesa San Paolo a Bulgari e al Gruppo Hera per un fatturato complessivo di 126 miliardi e ben 94 mila fornitori in una sfida che si propone di inoculare i principi della circular economy nel sistema imprenditoriale italiano. E lo certificano una serie di progetti come quelli riguardanti la riqualificazione dei siti delle centrali elettriche già dismesse riutilizzando fino all’85% del materiale di scarto, coinvolgendo gli enti locali e favorendo la nascita di nuove attività e nuovi posti di lavoro.

Diverso il caso di Prysmian, leader mondiale nei cavi per il trasporto di energia e telecomunicazioni e nella fibra ottica, che può vantare una sola A per il suo rating ESG. In questo caso il Fondo punta le sue carte sul ruolo di Prysmian come “abilitatore” dell’economia circolare attraverso l’innovazione. Un ruolo che l’azienda assolve attraverso i suoi cavi e le sue soluzioni per le reti elettriche intelligenti che permettono di dosare l’elettricità, migliorare la manutenzione e scongiurare i blackout. Lo stesso discorso vale per la fibra ottica indispensabile per le connessioni Internet ad alta velocità. Non a caso fra i titoli di Circular Economy ci sono grandi abilitatori come i giganti del software Microsoft e Adobe o come Accenture che fornisce la consulenza per la transizione verso la sostenibilità.

[fonte: huffingtonpost.it]


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